“Se sei stanca dello shopping sei nel negozio sbagliato” era un detto di Wallis, e vi sfido a smentirla! Hubert de Givenchy, Marc Bohan da Dior erano suoi amici: tanto che, alla morte di David, Givenchy fece cucire in una notte per lei un cappotto nero da lutto, con un velo liscio, essenziale, perfetto. Un capo storico per un momento storico. E basterebbero solo questi nomi per zittire chi definiva il suo stile “chic ma cheap”.
Gli stilisti più importanti la amavano per come indossava i loro capi, per la efebica magrezza, per la pubblicità che procurava loro e, ultimo ma non ultimo, per i conti salati che potevano inviare a suo marito.
Wallis ha sempre amato scandalizzare: fece epoca un abito su cui era dipinta la aragosta di Dalì che puntava – orrore! – proprio lì, in alto, fra le gambe.
Ha indossato gonne corte per evidenziare le gambe magre e nervose; paillettes e scollature che mostravano le spalle; e ha osato con un abito ricamato a scimmie, decisamente insolito come decoro.
Linee pulite e colori decisi: in questo è anche molto simile a Meghan nella sua versione da palazzo. Ma si è sempre differenziata dai colori pastello e da pizzi e orpelli della regina madre e di Elisabetta poi.
Un classico è diventato il suo abito da sposa, di Mainbocher: nel preciso colore dei suoi occhi, battezzato azzurro Wallis, drappeggiava elegantemente il suo corpo ed era arricchito da gioielli favolosi.
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