Non perdete questo numero di diva e donna in edicola: c’è l’inserto cucina con le ricette di Natale firmate da Sara Papa. Ed ecco la intervista che le ho fatto qualche settimana fa…
Se il pane è il sale della vita, lei, Sara Papa, ne è il profeta. Da tempo non sospetti, prima che il covid, costringendoci nelle case, ci facesse diventare utti cuochi, pasticceri e panificatori. Perché non c’è niente come il profumo del pane fresco, a mio parere… anche se preferisco che lo faccia qualcun altro: forse però, questa volta, con l’aiuto di Sara, ce la potrò fare! Ma sentiamo lei, la super esperta e super creativa autrice di “Di grano in grano” (Gribaudo editore).
“Ho voluto dare al pane” spiega Sara, “la identità che meritava e che aveva perso. Quando io ho iniziato a parlarne era considerato il nemico numero uno nelle diete, come prima cosa toglievano pane pasta perché era ritenuto il principale colpevole della obesità. Ma non andava bene perché il pane da sempre è importante elemento della nostra alimentazione mediterranea. Che noi davvero praticavamo, la dieta mediterranea, fino agli anni sessanta, quelli del boom economico, quando c’è stata una escalation del cibo spazzatura, della abbondanza. Quello che si vede come male del secolo: la abbondanza di cibo in alcune zone del mondo, come causa di malattie, e la mancanza di cibo in altre; noi che ne abusiamo e chi muore di fame”.
Tu sei una grande fautrice del bio e della stagionalità…
“Oggi vediamo le melanzane a Natale le fragole tutto l’anno. Ma noi dovremmo mangiare quello che c’è in quei mesi, perché la natura ci ha regalato prodotti adatti alla alimentazione per ciascuna stagione: d’inverno alcuni nutrienti come cavolfiori, cavoli, verze, da mangiare cotti perché le cose cotte danno calore, e d’estate cibi freschi. Io non riesco a mangiare la insalata d’inverno!”.
Tu sei una grande fan del riciclo. Io ti ho visto usare la buccia delle cipolle come paillettes, le foglie dei fichi ridotte in polvere e devo ammettere che riesci a cucinare cose buonissime con gli scarti.
“ E’ vero. Ogni volta che faccio le cipolle io tengo la buccia, la disidrato e la riduco il briciole. Una altra cosa meravigliosa sono le foglie di fichi che io ho disidratato nel forno e fatto farina per non scartare niente. Mentre ti parlo sto guardando fuori sul e mi sono ricordata che devo disidratare le foglie dei limoni e frullarle nei dolci nei piatti, che ottengono così un profumo straordinario. La creatività è la mia forza è quella che non mi fa annoiare. E’ come una magia: mi dà un senso di soddisfazione incredibile, sono come una bambina con la Barbie quando creo un qualcosa o trovo un ingrediente nuovo. Questa estate, visto che sotto casa ci sono i tigli, ho fatto la fermentazione con i fiori di tiglio ho fatto il pane e sembrava che ci avessi messo il miele”.
Infine, vorresti commentare alcune lezioni o programmi di cucina in cui si strizza l’occhio al sexy, insegnando come conquistare un uomo fra scollature e fritture?
“Sono contraria a questo modo di comunicare. Il cibo è legato comunque alla sfera affettiva; e le cose più importanti della nostra esistenza sono il cibo e l’amore; il cibo ce lo abbiamo sempre a disposizione l’amore non sempre. Cucinare è un atto d’amore ma un uomo va fatto inamorare attraverso la intelligenza, il carattere, la personalità. Se si cucina per il proprio compagno, per i propri figli anche uno spaghetto fatto con amore è importante; ma non c’è il cibo afrodisiaco per attirare un uomo, questo non si può proprio sentire! E non è mai stato detto di un uomo che deve attirare una donna attraverso il cibo: in questo modo non si va certo avanti…”