Come vi ho detto già, mia figlia e i miei nipotini vivono a 35 minuti d’auto da me ma, ahimè, in un’altra regione; io, ovviamente, ho una piccola casa vicino al lago, vicino a loro. Ma da marzo non ho più praticamente avuto, tranne in brevi periodi, e spesso a sorpresa, la possibilità di muovermi liberamente da una casa all’altra. A marzo, come qualcuno di voi sa, sono rimasta bloccata al lago senza poter ritornare a Milano perché se no sarei rimasta in Lombardia senza possibilità di attraversare quell’invisibile ma invalicabile confine con il Piemonte. Ragazzi vanno e vengono dall’estero, amiche volano a Cuba, ma pare proprio che fra regioni non ci si possa girare. Ora, ma se io me ne vado nella mia casa e non vedo nessuno (cosa che in effetti faccio) quale disastrosa conseguenza può venire rispetto al rischio di contagio mio e di altri? Sono prudente, rispetto tutte le regole e le ho rispettate fino a qui, con qualche sacrificio: ora, visto che si possono raggiungere le seconde case con qualche limitazione, rispetterò le limitazioni del caso e potrò tornare a muovermi e rivedere mia figlia. Certo che con questo arcobaleno di colori, giallo, aranciato rosso, (già, ma allora perché non azzurro indaco e violetto?) è anche difficile giostrarsi nelle interpretazioni delle leggi, ovvero dei DPCM. In ogni caso io, che come altri 5 milioni di persone in Italia posso finalmente raggiungere quella che è comunque una altra mia casa, ringrazio. Obbedisco. Ma comincio a patire davvero isolamento, solitudine, ansia e questa Milano così spenta e silenziosa che non sembra nemmeno lei.
Secondo round sulle case: anzi, sulle seconde case
a cura di ELENA MORA