Vi sembrerà un po’ da milanese imbruttita, pure d’adozione, ma almeno una cosa abbiamo scampato grazie al virus: la corsa ai regali dell’ultimo minuto. E, va detto, la corsa ai regali del tutto: se non si possono consegnare prima di Natale che regalo di Natale è? Saltati i pranzoni con tutte le cugine – tradizione di ogni anno che questa volta non avrà né luogo né modo – in famiglia abbiamo deciso che, non appena si potrà, magari speriamo, a Pasqua, ci troveremo con il cappellino rosso da Babbo Natale ci scambieremo qualcosa. Forse, se saremo molto fortunate, un abbraccio. Intanto io, alle mie amiche ho regalato libri e tisane: due cose che stanno benissimo insieme, e che rallegrano la vita.
E mentre consiglio vivamente, fra gli altri, la bella favola di Natale scritta dalla mia amica Nicoletta Sipos, Lena e il moro (Ares edizioni) vi racconto la mia favola di un Natale passato, quando lavoravo in pieno centro di Milano e i giorni prima delle feste erano un vero e proprio delirio. Nelle redazioni dei giornali, poi, qualunque festa è un disastro di lavoro perché il numero del settimanale va comunque confezionato e scritto, in cinque giorni o quattro o tre o due: quindi si finisce per lavorare il sabato la domenica, sovrapponendo una settimana all’altra. Bene, in una di quelle sere, stanca come non mai, carica dei pacchetti di regali acquistati e di quelli arrivati dalle colleghe, decido infine di prendere un taxi per tornare a casa; lusso che mi concedevo di rado, ma quel giorno come si dice quando ci vuole ci vuole. Mi accascio sul sedile posteriore con tutti i miei pacchetti, anche un po’ di sghimbescio. Devo premettere che io sono decisamente piccola – un metro e mezzo. Il tassista saluta gentilmente, poi vedo che sposta lo specchietto in su e in giù e sbotta : “Ma lo sa che è la prima volta che ho una cliente così bassa che non riesco a vederla?”. Poi capisce di aver fatto una clamorosa gaffe e cerca disperatamente di rimediare balbettando “Scusi, non volevo, non dicevo, ma …”. E sapete che c’è? Sono scoppiata a ridere ne vederlo annaspare cercando di rimediare, dichiarando ufficialmente che io non ero piccola, non ero piccola per niente, che forse lo specchietto mi rimpiccioliva… Morale della favola natalizia: quando si fa una gaffe, inutile rimediare, meglio lasciar perdere.