Lo ammetto: l’interno del Duomo di Milano non mi piace un gran che. Freddo, alto, diventa per me affascinante solo quando tra le colonne vengono esposti i giganteschi arazzi, nelle grandi occasioni. L’esterno, però, è tutt’altra faccenda. Quando il cielo è azzurro, e le guglie si elevano verso il cielo come un pizzo a contornare la Madonnina tutta d’oro, non riesco a non amarlo. Una chiesa che celebra, in qualche modo, l’operosità milanese, come a dimostrare e ripetere attraverso i secoli che con il duro lavoro si arriva a toccare il cielo. Se non con un dito, con una guglia di marmo candido. Beh, candido ora, che lo tengono bello pulito… ma non divaghiamo. In realtà volevo parlarvi di un libro che, con una trama fitta di personaggi come le statue che decorano il suo tetto, racconta la storia di questa cattedrale che Gian Galeazzo Visconti volle come simbolo della sua grandezza: “Nel nome della pietra”, di Cristina S.Fantini (piemme) è un romanzo appassionante aperto dai versi di Clemente Rebora:
Il portentoso duomo di Milano
non svetta verso il cielo
ma ferma questo in terra in armonia
nel gotico bel di Lombardia
Dentro, si intrecciano le storie di due gemelli separati alla nascita e dei potenti che si contendono questa città “che si diceva così grande da non poterla attraversare in una giornata”. Storie di donne qualunque e di nobili dame, di mercanti veneziani e ingegneri: tra personaggi e avvenimenti reali e plausibili invenzioni, mentre salgono verso il cielo colonne, guglie e statue. Iniziata nel 1386, la chiesta è stata completata nel 1932: sei secoli di lavori in realtà mai conclusi del tutto per quel Duomo che, come ha scritto Marcello Marchesi “gocciola verso il cielo”.
quante storie tra le guglie del duomo!
a cura di ELENA MORA