marzo 2020 marzo 2021: ritorno alla casella di partenza

Italia, un anno dopo. Dopo un anno di ansia, tensioni, paure, casini. Torniamo alla casella di partenza come il 7 marzo del 2020, solo con tanta stanchezza sulle spalle. Con la coscienza che, un anno fa, non sapevamo a che cosa saremmo andati incontro: ora lo sappiamo, mentre i contagi si fanno più pericolosi, ma non si fanno i vaccini. Perché non ci sono? Perché non siamo capaci di gestire nulla? La piattaforma Aria, in Lombardia, costata 22 milioni di euro (non è un refuso, ventiduemilionidieuro) non funziona e viene abbandonata. Quella in uso in Piemonte, per dire, è costata un decimo, e funziona. Negli Usa è stato vaccinato il 19% della popolazione: in Lombardia nello stesso periodo il 16% degli ultraottantenni. Che cosa è successo alla mitica eccellenza lombarda? E non parlo per me, che sono come sempre troppo giovano o troppo vecchia (troppo giovane per il vaccino Pfizer, troppo vecchia per l’Astrazeneca nello specifico). Parlo per i bambini come i miei nipoti, che, vengono privati della scuola, dei parchi giochi, della possibilità di andare a giocare da un amichetto. Rimangono i nonni, come sempre, ultima risorsa per una mamma che lavora, che viene a sapere che la scuola è sospesa una manciata di ore prima, e che se prende il congedo parentale una volta, due o tre, alla fine, con la situazione attuale, si trova congedata definitivamente anche lei. Un anno fa proprio qui scrivevo: “Cerchiamo di resistere, di ubbidire alle raccomandazioni che vengono fatte, di essere prudenti e di evitare il più possibile il contagio. Perché la vita è la cosa più importante”. Vale anche adesso, ma è solo più difficile. Il mio cervello mi dice che è ragionevole, la mia pancia mi dice basta. E voi? mi potete scrivere su elenamora@unamoredinonna.it