Chiunque abbia avuto un bambino conosce il significato del punteggio Apgar: pochi però sanno – o perlomeno io non lo sapevo – che non si tratta di una sigla ma del cognome di una persona realmente esistita, la dottoressa che ha inventato questo metodo di classificazione dei bebè che ha salvato un numero incalcolabile di vite.
La vita di Virginia Apgar, raccontata da Emilia Covini nel libro pubblicato da Morellini nella collana Femminile singolare diretta da Sara Rattaro, è assolutamente affascinante. Nata nel 1909, decide, cosa insolita per una donna dell’epoca, di laurearsi in medicina: non riuscendo a diventare chirurgo, ripiega sul ruolo di anestesista; ruolo ancora affidato alle infermiere a cui, con grande intelligenza, si rivolse per apprendere il più possibile sulle pratiche in uso. Riesce a far passare il concetto di medico anestesista, a scrivere i testi specifici e a far aprire un vero e proprio reparto di anestesia: ma quando, malgrado tutto, il ruolo di primario di quel reparto venne affidato a un altro medico, cambia ospedale e specializzazione. Decide infatti di dedicarsi alla anestesia ostetrica: si accorge, in quel modo, che spesso gli anestetici usati per i cesarei creavano problemi anche gravi ai neonati; e che mentre la attenzione era rivolta alla madre che aveva subito l’intervento, la salute e la vita stessa dei neonati era a rischio. Con una intuizione geniale (questo il sottotitolo del libro Morellini) stila un questionario in cinque punti per monitorare la attività cardiaca, la attività respiratoria, il tono muscolare, la reattività, il colorito. Il punteggio che ne risulta diventa un codice che permette con rapidità di decidere se il neonato ha bisogno di cure immediate e in che stato di salute generale è. Quando gli studenti scoprono di avere difficoltà a ricordare i cinque punti, uno di loro propone di creare un acronimo legato proprio al suo cognome:
A appearance ( colorito)
P pulse (frequenza cardiaca)
G grimace (riflessi)
A activity (tono muscolare)
R respiratory effort (attività respiratoria).
Si ritiene che questo modo di controllare i neonati al momento della nascita abbia salvato nel corso degli anni innumerevoli vite.
Insomma, quella di Virginia Apgar è una storia tutta da scoprire, ed Emilia Covini la racconta in maniera appassionate e appassionata. Da comprare, regalare alle amiche, soprattutto a quelle che stanno per diventare nonne…