E’ davvero straordinaria, piena di luci e ombre e, ahimè, davvero dimenticata a storia di Teresa Noce, una delle madri costituenti, moglie di Luigi Longo, madre di due suoi figli, comunista, combattente, partigiana, prigioniera nei campi di concentramento e poi attivista e figura di spicco del partito. Ripudiata, cancellata, consegnata all’oblio: la racconta in un libro affascinante Valerio Varesi: Estelle, la vita straordinaria e dimenticata di Teresa Noce (edito da Neri Pozza). Quello che ne esce non è solo la storia di una donna, di una figura politica, ma anche lo spaccato di una società che, in mezzo alle speranze del dopoguerra, vede dei rigurgiti di repressione, la continua, silenziosa violenza nei confronti delle donne, specie se compagne di personaggi di spicco: secondarie sempre, inermi di fronte agli attacchi e ai tradimenti, personali e politici. E non posso che commuovermi di fronte alle ultime righe, quando racconta il confronto con il nipotino Luca:
“Che differenza c’è fra l’essere furbi e l’essere intelligenti?” mi chiese
Io riflettei un attimo e poi risposi: “Vedi, per esempio la nonna è abbastanza intelligente, ma non è per niente furba”.
Luca alzò gli occhi verso di me con un sorriso: “Tu ti lasci imbrogliare, eh nonna?”
Aveva capito tutto.