La forza del destino alla scala: la vera sfortuna è la guerra

La guerra fuori dal teatro, la guerra dentro, sul palcoscenico che gira portandoci avanti nel tempo, nella trama ma anche nella Storia. Perché nei cambi di scena di questa La forza del destino della prima della Scala cambiano e si evolvono le divise, le armi, mentre rimane, uguale a se stessa la distruzione e la morte portata dalla guerra. Non solo e non tanto dal destino che distrugge la vita dei protagonisti ma anche dalla violenza celebrata, costruita, invocata molto più della pace che Leonora invoca alla fine.

Che dire fai questa prima scaligera? Solita sfilata di soliti noti, elegantissimi, nel foyer; soliti Bruno Vespa e Milly Carlucci a illustrare la trama e celebrare il successo; forti le contestazioni fuori dal palazzo, con fumogeni e sacchi di letame sparsi sul tappeto rosso proprio davanti al teatro della Scala. Elegante e composta Liliana Segre nel palco reale, in assenza del presidente della repubblica e della presidente del consiglio, a Parigi per la riapertura della cattedrale di Notre Dame.

Di poco gusto, secondo me, il servizio sui cornetti antisfiga degli ospiti, presenti comunque a una opera innominabile, per solito, per la sua storia di sfortunate coincidenze:

la prima rappresentazione, che si tenne in Russia ai tempi dello Zar, fu cancellata perchè la protagonista ebbe un malore;

Francesco Maria Piave, autore del libretto, dopo questa stesura ebbe problemi economici fino a un attacco apoplettico.

A Varsavia c’era proprio La Forza del Destino in cartellone quando Hitler invase la Polonia e mentre l’opera fu rappresentata al teatro di Tokyo, si verificò il terribile terremoto con conseguente tsunami nel 2011.

Infine per un’emorragia cerebrale, sul palcoscenico del Met durante una rappresentazione morì il cantante Robert Warren.