il treno dei bambini su Netflix, una storia verissima e bellissima
Avevo amato moltissimo il libro di Viola Ardone, Il treno dei bambini, uscito qualche anno fa: quindi mi sono precipitata su Netflix non appena è stato messo in onda il film che ne è stato tratto.
Quando si ama un libro è difficile che una sua realizzazione per cinema o tv non riesca deludente: in questo caso, però, il film è risultato all’altezza del romanzo, e la storia, incredibile e vera, risulta estremamente commovente.
Siamo nell’immediato dopoguerra (il film è ambientato nel 1946) quando un gruppo di giovani donne della UDI, la Unione Donne Italiane, decide di invitare qualche bambino di famiglie poverissime del Sud a passare qualche mese, in genere un intero anno scolastico, al Nord, ospiti di famiglie dove non regna l’abbondanza ma tortellini fatti in casa e mortadella ci sono per tutti.
Il film segue il piccolo Amerigo: il padre è scomparso nelle Americhe in cerca di fortuna, i fratelli sono morti per malattia o consunzione, e la madre, interpretata da una grandissima Serena Rossi, non ha alcun modo di sfamarlo. Accetta così con il cuore spezzato di inviarlo nella campagna emiliana, malgrado le dicerie delle vicine che sostengono che quegli stessi comunisti che promettono ogni ben di dio per i piccoli li manderanno invece ai lavori, forzati, taglieranno loro le mani o li butteranno in un forno.
Il viaggio è lungo ma all’arrivo, dopo qualche inceppo, il piccolo Amerigo troverà cibo, affetto e una grande, allegra famiglia: sarà difficile il ritorno a casa… ma non posso svelare di più perché comunque la fine è, per quanto abbastanza prevedibile, diversa dalle solite banalità televisive.
Cristina Comencini firma una regia delicata, Stefano Accorsi fa poco più di un cammeo nei panni di Amerigo adulto, mentre convincente e misurata è Barbara Ronchi, nel ruolo di una ex partigiana che vive nel ricordo del compagno ucciso dai nazisti e che, con la sua famiglia allegra e scombiccherata, aprirà ad Amerigo un futuro diverso e orizzonti culturali e professionali eccezionali.
La storia, vera, è quasi incredibile: la Unione Donne Italiane, con coraggio e visione, è riuscita a portare al Nord per un periodo ben 70.000 bambini, facendoli ospitare in famiglie che, a volte, erano poco più ricche di quelle di origine, ma dove un piatto comunque in tavola si riusciva sempre a mettere fra il grano dei campi, il latte delle mucche e le uova delle galline.
Fra le ideatrici della iniziativa Teresa Noce, una delle fondatrici del partito comunista italiano: nella realtà all’inizio i bambini venivano dalle grandi città distrutte dai bombardamenti, Milano e Torino, e solo successivamente dal Sud. Dopo il periodo di permanenza nelle famiglie ospitanti i bambini tornavano in quelle di origine ma, in molti casi, decidevano poi in accordo con i genitori, di rimanere.
Il film è decisamente interessante: ma se state cercando un regalo di Natale per una amica, il libro della Viola Ardone, Il treno dei bambini, edito da Einaudi, è sicuramente una buona idea.