Hanno ucciso l’uomo ragno… ma vive e lotta con noi!

Hanno ucciso l’uomo ragno… se leggendo queste parole vi state mettendo a cantare, la fiction con questo titolo, in onda su Sky, è quella giusta per voi.

Molto pop, ma molto godibile, “Hanno ucciso l’uomo ragno” racconta in otto puntate la vicenda di Max Pezzali e Mauro Repetto, due ragazzi di Pavia che, improvvisamente, vengono travolti dal successo che hanno sempre sognato ma che non riescono a gestire. Sono i ruggenti anni 90, gli anni di Radio DJ, della esplosione di fenomeni come Jovanotti e Fiorello, scoperti da quel genio di talent scout che è stato Claudio Cecchetto.

I due ragazzi, senza alcuna promozione, senza video o pubblicità, si trovano a vendere milioni di copie di dischi: incapaci di gestire denaro e popolarità, di trovano catapultati in un vortice di impegni, concerti, trasmissioni televisive. Questa prima serie, che sta diventando un hit su Sky, si ferma ai primi anni del gruppo (che sostanzialmente è un duo): giocata con ritmi, colori e gusto decisamente pop, è super godibile malgrado la voce fuori campo che guida gli spettatori da un momento all’altro della carriera dei due. 

Max Pezzali, dal ciuffo decisamente cartoonistico nella versione tv, è interpretato da un Elia Nuzzolo molto bravo a rendere le angosce le frustrazioni e lo stupore del giovanissimo Massimo; mentre Mauro Repetto è impersonato da Matteo Oscar Giuggioli, scatenato nelle danze e convincente nelle nevrosi e negli entusiasmi del suo personaggio.

Gli 883 sono stati un vero e proprio fenomeno musicale e generazionale: e mentre Max Pezzali è riuscito a rivivere i successi e i concerti da solo o con altre formazioni, Mauro Repetto tenta una nuova carriera fra Usa e Francia, fra cinema, teatro, eventi, ma torna alla musica scrivendo canzoni per se e per Max. 

Hanno ucciso l’uomo ragno è una serie decisamente da vedere: le canzoni del gruppo, usate con garbo e parsimonia nelle puntate, ci riportano al secolo scorso e riattivano folate di ricordi; ma sono anche pezzi davvero entrati nella storia del costume oltre che della musica, con testi che rimangono modernissimi a distanza di oltre tre decenni.