Fra le tante care cose, la moka

Uno degli oggetti di cui parla il libro di Chiara Alessi di cui vi ho appena parlato è la moka. Un oggetto di cui anche io avevo da poco scoperto la storia. Non la sto prendendo alla lontana. Un po’ di pazienza.

Una volta il bucato grande si faceva all’aperto, nel calderone. Una gigantesca pentola (o almeno così a noi bambini sembrava) veniva posta su un fuoco riempita da una miscela di acqua e cenere, un antesignano del detersivo chiamato lisciva, così lisciveuse era chiamata una versione tecnologica del pentolone, una sorta di lavatrice ante litteram: sopra la pentola veniva posata una specie di imbuto rovesciato, bucherellato. L’acqua, bollendo, saliva oltre e ridiscendeva sui panni, creando un vortice che ottimizzava l’efficacia dei rudimentali detersivi.  E fu guardando la moglie che faceva il bucato con la lisciveuse che il signor Alfonso Bialetti, alla vigilia della seconda guerra mondiale, inventò… la caffettiera che avrebbe rivoluzionato il gusto degli italiani.

La Moka ottagonale in cui il caffè sale dalla metà inferiore a quella superiore attraversando, spinta dalla forza dell’acqua in ebollizione, il filtro con la polvere di caffè e producendo il primo espresso. Dopo aver lavorato in Francia nel settore dell’alluminio, era tornato alla nativa Crusinallo, sul lago d’Orta, fu lì che ebbe l’ispirazione per l’oggetto oggi esposto nei più importanti musei del mondo e che è diventato un simbolo della cucina italiana. E pare proprio che l’idea gli fosse venuta vedendo le donne preparare il bucato in quel modo, creando un movimento che faceva roteare il liquido facendolo salire dal basso verso l’alto. Pensò quindi di adattare quel movimento alla sua caffettiera, facendo sì che l’acqua bollendo, risalisse attraverso la polvere di caffè, senza bisogno di rovesciare la napoletana come si era fatto fino ad allora. In più, la pressione causata dall’ebollizione dell’acqua permetteva una estrazione di caffeina e di aromi che rendevano il caffè più forte e aromatico, più simile all’espresso del bar che al caffè della napoletana.

 

*Celebre l’omino coi baffi che nei caroselli pubblicizzava la caffettiera diventata negli anni 50, mezzo secolo prima dell’esplosione delle macchinette per il caffè, indispensabile in qualunque casa e quasi il simbolo della cucina italiana.

*Ne sono state prodotte di diverse misure e capacità, da una a cinquanta tazze.

*La Moka, per il suo valore iconico e di design,  è esposta al MOMA, il museo di arte moderna di New York, e al Victoria and Albert Museum di Londra.

*Alfonso Bialetti è il nonno di Alberto Alessi che ha fondato, sempre in fondo al lago d’Orta, la omonima azienda di oggetti di design per la casa.

*Una lisciveuse può essere vista al Museo arti e mestieri di un tempo, nel castello medioevale di Cisterna d’Asti (AT).