Vi ho già detto che il compagno della mia vita, impietosito per il mio lockdown, si è sorbito tutte e dieci le puntate della quarta serie di The Crown? Credo sia piuttosto sollevato dal fatto che ieri le abbiamo finite. Che dire? Niente male, davvero, ma questa serie non è paragonabile alla prima, per scrittura, storia e confronto con la Storia. In questa ultima c’è un continuo spostarsi dal frivolo – Carlo e Diana, i vezzi della Tatcher e il confronto con la regina, gli abiti e i palazzi – al sociale: i problemi economici del regno, il disagio del ragazzo che riesce ad arrivare alla stanza della sovrana, le cugine rinchiuse in manicomio. Così, la fragilità di Diana spazia dal gossip con i relativi tradimenti, al serio con i disturbi alimentari, sottolineati dalla scritta prima della puntata e dal rimando a un centro a cui rivolgersi. La sovrana è, come sottolinea Filippo, l’ossigeno di tutto: dal regno alla fiction. Un personaggio di spessore che fa da contraltare al povero Carlo, ritratto invece davvero a due dimensioni: piagnucoloso, eterno scontento, sempre in cerca di rassicurazioni che riesce a trovare solo dalla povera e paziente Camilla. Sicuramente, gli sceneggiatori non potevano immaginare che sarebbe andato in onda in piena pandemia mondiale, quando forse la gente aveva più bisogno di distrazione e sogno piuttosto che di impegno ed economia. In conclusione? Da vedere, certo, ma ci si aspettava un pochino di più…
E su The crown è tutto…(per ora)
a cura di ELENA MORA