E’ stato solo due mesi esatti fa, ma sembra un secolo! L’11 gennaio di questo stesso anno eravamo a Dallas a festeggiare il matrimonio della figlia di una amica. Già allora la esperienza ci era parsa come un viaggio in un altro pianeta, quello di persone con case, frequentazioni, patrimoni e cultura tanto diversi dai nostri. Una giornata preziosa come esperienza, come sentimenti, come condivisione di qualcosa di importante. Siamo tornati alle nostre comode case, alle nostre comode vite. Poi, in poche settimane il nostro mondo – di abitudini, sicurezze, certezze, orizzonti – è andato in frantumi. Sarà un bene, sarà un male? Mi viene solo in mente la storia del saggio contadino cinese a cui fugge il cavallo. Al figlio, disperato, dice perché ti disperi? Aspettiamo e vedremo. Il cavallo torna con una mandria di cavalli selvatici. Il figlio è felice ma il padre dice Perché gioisci? aspettiamo e vedremo. Domando uno di quei cavalli il figlio cade e si rompe una gamba. Di nuovo si dispera ma il padre gli dice: aspettiamo e vedremo. Poco dopo scoppia una guerra e mentre tutti i giovani del paese vengono mandati al fronte il figlio, grazie alla gamba rotta, si salva. Che sarà di noi, delle nostre vite di prima? Quando questo sarà finito torneremo a lamentarci per piccole cose, a infastidirci per piccoli contrattempi? O avremo imparato qualcosa? eE se sì, quanto durerà la nostra saggezza?
Due mesi (o un secolo?) fa
a cura di ELENA MORA