Diario di una supernonna (ovvero Le mie prigioni) capitolo 7 Tette o tettarella?

Lo sapevate che la privazione del sonno è una tortura? Cioè, chi ha avuto un figlio che non dorme lo sa, che è una tortura fisica: ma viene anche usata scientificamente quando si vuole distruggere qualcuno. Così, sono un po’ preoccupata per mia figlia, svegliata più volte a notte dai pupetti, ma anche dal latte. I due pigrottini non si attaccano al seno quindi lei deve tirare il latte con una macchina diabolica, dividerlo nei minuscoli biberon, conservarlo in frigo e riscaldarlo quando deve allattare. Va da sé che con due esserini urlanti per allattarli ogni tre ore bisogna essere almeno in due: per questo sono così informata. I biberon, intanto, si moltiplicano come per magia, così come i bavaglini da lavare e i pannolini da buttare via. Ogni sera mettiamo fuori casa un gigantesco sacco nero farcito di puzzolenti pampers: prima o poi lo spazzino che raccoglie i rifiuti si rifiuterà di ritirarlo. Bavette sventolano al vento come bandiere: sul fuoco c’è sempre una pentola che bolle piena di bottigliette e tettarelle. Tettarelle su cui andrebbe scritto un intero capitolo, vista la qualità, quantità e tipo di quelle proposte (e acquistate a caro prezzo): tutte che propongono miracolose qualità anti singhiozzo, anti colica, per ”allattamento istintivo” (qualunque cosa voglia dire), a flusso medio, rapido, lento, o regolabile, sistema antigoccia, in caucciù o silicone. Che il genitore (o nonno) disperato acquista nella speranza, coltivata ad arte dagli aggettivi di cui sopra, che renda la pratica più veloce e redditizia. Perché questo tipo di allattamento somma gli svantaggi di quello al seno con gli svantaggi di quello artificiale: e in questo caso due meno non si elidono ma si sommano (ok, avete già capito che di matematica non ci capisco niente).