Tornano, nel nuovo romanzo di Catena Fiorello Galeano “I cannoli di Marites”,(Giunti editore, 265 pagine, 18 euro) le amatissime signore di Monte Pepe: cinque donne siciliane che con i loro arancini sono riuscite non solo a risolvere la loro vita ma anche a rilanciare il piccolo borgo in montagna dove vivono. Un romanzo appassionante ma anche una ode alla solidarietà femminile…
“Sì. Una solidarietà che però non è solo un modo, una moda, per fare sfoggio, per i post su facebook ma è una cosa concreta, che io ho vissuto fin da bambina nella famiglia, nelle amiche di mia mamma, la ho toccata con mano. Quando ho avuto bisogno di aiuto nella vita spesso e volentieri è arrivato dalle donne. A molti piace dire “le donne sono le prime nemiche di sé stesse”: io rispondo “ma perché, fra gli uomini non è lo stesso?” Sì ci sono le donne meno empatiche, meno solidali, ma perché non si parla mai della rivalità fra li uomini? Forse è anche un modo per togliere forza alle donne”.
Mentre l’unione di Maria, Giuseppa, Rosa, Nunziatina e Sarina non solo dà forza a loro ma anche a due giovani donne che entrano nel racconto, Marites e Beba.
“Marites è una delle tante persone che vengono nelle nostre case a fare le pulizie, quasi non le vediamo: arrivano, se ne vanno, per noi esistono nel momento in cui fanno il loro lavoro, che si chiamino Marites, Maria o Lilli. Ma dietro ci sono storie, speranze, sogni, un mondo di cui noi non sappiamo, non valorizziamo: e qualche volta noi pensiamo che sia presuntuoso da parte loro avere dei sogni. Beba, invece, rappresenta quello che a volte noi ci accaniamo a non accettare: il fallimento amoroso e famigliare. Spessoinvestiamo tante energie in una relazione a volte tossica, per non voler mostrare i nostrifallimenti: ma Il fallimento vero è stare in casa e vivere un inferno quotidiano”.
Come mai c’è anche un filone di giallo nel romanzo?
“L’ho visto come un dovere morale. Io non ho mai parlato né di mafia né di malaffare, mi sono concentrata su storie famigliari. Ma nello stesso tempo trovavo ipocrita non raccontare che a volte, a volte e non sempre – mia sorella ad Augusta ha avuto un negozio per 15 anni e mai ha subito richieste di questo tipo – però ci sono imprenditori che incappano in questa realtà e mi sembrava onesto ricordarlo. Anche come una forma di solidarietà per chi si trova a scegliere se denunciare o meno. Ma denunciare è l’unica strada percorribile se no si diventa schiavi di queste persone. Bisogna credere nello stato, come fa Giuseppa”.
In quale delle sue protagoniste si riconosce?
“Ho molto di Nunziatina: è passionale ma malgrado i suoi problemi non si piange addosso e dà pugni alla vita; ma mi piace la malinconia di Sarina, quella volontà di amare anche nei difetti una persona”.
Come mai ha anticipato la legge che, ora, consente di usare anche il cognome materno?
“Non avere il nome di mia madre non mi sembrava giusto da sempre. Firmando questa saga dedicata alle donne ho deciso di usare Fiorello Galeano come nome d’arte, perché allora c’era una trafila terribile per aggiungerlo: ora la legge per fortuna c’è, anche se ancora si deve perfezionare”.
Ha fatto una belissima dichiarazione d’amore per il tuo compagno: “O studia i suoi libri o studia me”.
“L’amore per questo uomo credo che sia rimasto così forte come il primo giorno proprio per questa sua vena così romantica, che è quasi una parola demodé, ma discreta. Non è un uomo da gesti plateali. Non torna a casa con il biglietto per Parigi, dicendo partiamo! Però, anche se non abbiamo figli, il giorno della festa della mamma è tornato con unmazzo di fiori dicendo “te lo abbiamo portato io e Pepé, perché sei una mammina meravigliosa”.
Monte Pepe prende proprio il nome del suo cagnolino Pepé…
“Che è il mio migliore amico!”