Ho iniziato questo libro, Cuore nero di Silvia Avallone, con grandi aspettative perché tutte le amiche me ne avevano parlato benissimo. E devo dire che, all’inizio – ma solo all’inizio – ero rimasta un po’ delusa. La storia di questa ragazza dal passato pieno di ombre che arriva in questo alpeggio desolato alla ricerca di non si sa bene che cosa (silenzio? radici? vuoto?) non mi ha preso particolarmente. Poi, piano piano, come dice Ammaniti, la autrice ti prende per mano e ti accompagna alla scoperta di personaggi decisamente interessanti, di un mondo che evidentemente ha frequentato e studiato, su cui si è documentata: senza clamori, con qualche pudore, racconta di solitudini, di dolori e paure, di male e di bene. Temi grandi come la vita e la morte, la colpa e il perdono, come ricamati in un racconto che prende sempre di più fino ad agganciare un maniera irresistibile. Cuore nero è decisamente un libro affascinante e interessante, avevano ragione le mie amiche: e i personaggi, sfaccettati e scolpiti, restano dentro e lavorano anche ben dopo che si è chiusa la ultima pagina.
Ambientato fra Bologna, Milano e uno sperduto paesino di montagna simile a tanti altri anche qui da noi in Piemonte, lascia nel cuore una storia, tante persone, qualche dubbio sui grandi interrogativi della vita; ma, alla fine, convince e conquista anche lasciando aperta la porta a una non banale speranza, un lieto fine aperto su un orizzonte di futuro.
Cuore nero
Silvia Avallone
Rizzoli