E’ un romanzo veloce e godibile, questo “Giovinette” di Federica Seneghini: ma è anche una fetta della nostra storia decisamente poco conosciuta. Sì perché le ragazze che provano a giocare a calcio nell’Italia fascista del 1933, creando una propria squadra, cercando uno sponsor, lottando contro tempo e pregiudizi, diktat e leggi, sono esistite davvero, a Milano. E davvero si sono allenate, hanno giocato, sudato e corso, hanno creduto che il calcio femminile potesse esistere, che una donna, anche in quegli anni bui, potesse avere un destino diverso di quello, esclusivo, di moglie e madre per maggior gloria del Duce e della nazione. E quando si finisce, prestissimo, la loro storia romanzata, si scopre la loro vera identità, la sorte che il destino, e gli uomini al potere, hanno deciso per loro. Tutti i documenti riportati sono quelli veri, le lettere, le circolari, gli articoli di giornale di quel lontano 1933; ma con un piccolo, finale colpo di scena: le frasi anticalcio femminile pronunciate dai giornalisti di regime sono invece recentissime: dialoghi ascoltar dall’autrice in occasione dei mondiali di calcio femminile in Francia, nel 2019. Leggere per credere!
Che storia quella di queste Giovinette coraggiose che giocarono a calcio sotto il fascismo
a cura di ELENA MORA