Ruba a Marina Marazza (Miserere, ed. Solferino) questa meravigliosa miniatura del quattrocento francese: Giuseppe che si spupazza il bambino mentre la Madonna legge un libro. Chissà chi avrà miniato questo minuscolo capolavoro, così incongruo in quel periodo: una suora, un monaco decisamente avanti con i tempi? E chissà chi avrà autorizzato un capolettera così strano, forse tanto piccolo da sfuggire ai controlli? Una immagine che mi ha colpito, e mi porta a quella dell’ultima mostra che avevo visitato in era pre covid: il fascino della luce, a Palazzo Reale, a Milano.
Una mamma e una figlia che leggono, forse la piccola che impara, forse la mamma che insegna, forse condividono la gioia di una storia. Quest’anno che ci ha rubato così tanto della nostra vita consueta, questi dieci mesi che sembrano secoli, sgocciolati giorno per giorno in un crescendo di angoscia per i dati, per i morti, per i lockdown e i coprifuoco, per i colori e le autocertificazioni, le multe e le mascherine, il vaccino e le varianti del virus.
Che cosa resterà di questo primo degli anni venti del duemila? Ancora non lo sappiamo, al di là delle famiglie che piangono i loro cari che non hanno nemmeno potuto salutare.
Siamo tutti affetti da shock post traumatico, ma anche di nuovo sotto choc: non abbiamo sorrisi né abbracci, non strette di mano né brindisi. Io ringrazio il signore o chi per lui di avere qui mia figlia e i nipotini, sono prudente, mi proteggo per aiutare a proteggere gli altri. Mi mancano i sorrisi e le risate, quelle spensierate con le amiche, un caffè rubato al tempo della mattina o il tè di lusso con vista sulla Galleria.
Lamentarsi è una perdita di tempo, mi ha insegnato Bebe Vio: quindi mi preparo a segnalarvi di nuovo libri e – speriamo – mostre e film non appena si potrà uscire di nuovo. Quando torneremo, speriamo presto, tutti alla nostra vita. Buon Natale!