Voi non lo sapete ma io mi chiamo Elena Ansia Mora. Ansia è il mio secondo nome da sempre. Lo hanno inserito anche nel mio codice fiscale: ELN ANS MRO. Il mio nome completo sul documento è Elena Ansia Mora coniugata Senso Di Colpa. Ora, come vive una che di secondo nome fa ansia in una situazione come quella in cui siamo da marzo in poi? Beh, non è esattamente un sogno, per nessuno. Ma diventa un incubo se non ci si riesce a staccare dai dati quotidiani, dalle inchieste tv, dai telegiornali, dalle chiacchiere – e persino se si passeggia nel parco la gente che si incrocia di che cosa parla? Del virus. Della economia. Della crisi. Dei posti negli ospedali – quelli che non ci sono. Se poi un amico è ricoverato, e non sta bene, ogni wa sul telefono è una minaccia, ogni telefonata può essere quella terribile. Perché è vero che si sente da mesi di morti quotidiane, ma come scriveva il poeta che muoia qualcuno non importa a nessuno purché sia sconosciuto e lontano. La unica differenza fra marzo e oggi è che allora avevamo la adrenalina di una grande sfida da affrontare. Ora sappiamo che cosa è, sappiamo che cosa le nostre vite sono diventate o stanno per diventare. Noi, la prima generazione che non ha conosciuto una guerra, quelli che venivano chiamati i baby boomers, nati e cresciuti negli anni del boom, della ripresa post bellica, stiamo conoscendo la nostra guerra batteriologica; non a caso tutte le metafore che vengono usate sono termini guerreschi. Combattiamo il virus, stiamo per vincerlo, lo vinceremo con il vaccino, che armi abbiamo per sconfiggerlo… ogni parola richiama una guerra. Eravamo al lago quando hanno deciso il lockdown, quindi domenica siamo tornati a casa – come è consentito – passando dal Piemonte alla Lombardia in autostrada. Le quattro corsie che in una domenica di bellissimo tempo, di stagione di caccia, funghi e castagne sarebbero state così piene di veicoli in coda che avremmo impiegato ore per percorrere poche decine di chilometri erano completamente, spaventosamente vuote. Potete dire che io mi spavento facilmente, ma i compagno della mia vita no: e ha dovuto ammettere, sconsolato, che era impressionante. Mentre scrivo sento il suono della sirena di una ambulanza; ormai battono il temo come i rintocchi di un orologio. E mi chiedo: che colore ha l’ansia? Giallo come la bile? Rosso come il sangue? Accecante come un lampo? Malgrado sia una vera e propria professionista dell’ansia, non ve lo so dire…