E’ un grandissimo atto d’amore per Milano, la città in cui è nata e che ha lasciato per lavorare alla Rai a Roma, Cenere di Tiziana Ferrario.
Perché è ambientato nella sua città natale ma nella primavera del 1898, quando la rivoluzione industriale sembra che stia per rivoluzionare il mondo: ma per le donne, e soprattutto per le bambine, la vita è dura in maniera che oggi non possiamo nemmeno immaginare. Così seguiamo Giovannina, orfana di padre, dieci anni, già impegnata a correre per consegnare i pacchi degli abiti delle signore ricche, come tante piscinine come lei, per portare a casa qualche soldo in più di quelli che la mamma guadagna in fabbrica. E Mariuccia, figlia del parlamentare socialista Mario e di Ersilia Bronzini, attivista per i diritti delle donne. Due destini che si intrecciano in una Milano animata dalle manifestazioni ma anche dall’impegno di tante donne illuminate perché ad altre, meno fortunate di loro, possano essere riconosciuti i diritti fondamentali. Perché era una possibilità drammaticamente concreta, allora, per una ragazzina, finire a essere sfruttata in un uno dei bordelli di Brera, trattata come carne, senza alcuna possibile difesa, quando non esisteva nessuna via di fuga dalla miseria e dalla fame. Sullo sfondo si stagliano figure più note come quella di Anna Kulisciof, medico e compagna di Filippo Turati, e meno come Alessandrina Ravizza, detta la contessa del brodo, fondatrice della Cucina dei malati poveri in quel quartiere Garibaldi che, prima di svettare di grattacieli di design, era abitato da miserabili. Insomma, una romanzo ma anche un saggio storico in qualche modo, con inserti di documenti preziosissimi che davvero aprono uno squarcio, appassionante e intrigante, su un periodo della storia di Milano che, in questo momento, sta entrando nella letteratura come non mai.
CENERE di Tiziana Ferrario, edizioni Fuoriscena 297 pagine 18,50 euro