Di solito non parlo delle cose che non mi piacciono, un po’ per non consigliare e mettere in luce prodotti poco interessanti, un po’ perché non voglio sprecare spazio in questi nostri appuntamenti quasi quotidiani. Ma farò una eccezione per The Crown, arrivata alla quinta serie, che aspettavo (e voi come me, credo) con grandi aspettative.
E ho davvero aspettato di vederla tutta prima di criticare, proprio per non parlare a vanvera di qualche cosa a cui noi telespettatrici siamo molto affezionate. Dopo le bellissime prime serie, di straordinaria qualità come interpreti, realizzazione, regia, la quarta era stata un po’ una delusione: le puntate a tema avevano creato una profonda differenze di interesse fra un episodio e l’altro, ma comunque il prodotto alla fine era godibile.
Questa ultima quinta serie, invece, sembra proprio tutta sbagliata: pasticciata nel racconto, un continuo andare avanti e indietro nel tempo e nella storia, tanto da confondere e in qualche caso, come nell’inizio della biografia di Al Fayed padre, portare altrove; sbagliata negli interpreti: il Carlo di Dominic West è troppo troppo bello; la Regina di Imelda Staunton poco somigliante; i comprimari forse un po’ meglio, fra primi ministri e consiglieri.
Spiccano per somiglianza di lineamenti, e per una buona interpretazione, le due donne del principe: Elizabeth Debicki, una Diana convincente anche se un po’ troppo longilinea,
e Olivia Williams, una Camilla molto in parte, personaggio centrale di questa serie.
Di come in Inghilterra molti si sono schierati contro la serie vi ho già parlato: ma qualche dialogo fra Carlo e la madre è davvero improbabile, con toni che credo proprio non usassero fra i due; cos’ come non mi convince il principe ereditario impegnatissimo nello scalzare dal trono la madre.
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