E’ una sindrome condivisa da moltissimi personaggi famosi: la certezza che tutto ciò che abbiamo realizzato stia per svanire, e che presto amici e colleghi si accorgeranno che siamo una totale bufala. Una insicurezza che si insinua nelle relazioni personali e professionali, aggravata, come spiega la esperta, dall’uso massiccio di Instagram e Facebook dove tutti mostriamo solo il meglio di noi, alzando sempre più la asticella del confronto verso una perfezione irraggiungibile. Se poi volete scoprire se ne soffrite anche voi, mettetevi alla prova con il test…
Vi è mai capitato di pensare che sì, fino a ora siete riusciti a ingannare il mondo,mostrandovi sicuri e capaci, ma questa volta, proprio oggi, sarete infine smascherati e tutti si accorgeranno della vostra pochezza? Vi è capitato di essere certi che tutto ciò che avete ottenuto è stato per un colpo di fortuna assoluto e totale e che non sia mai, mai merito vostro? Sì? Benvenuti nel club: siete anche voi fra le vittime della sindrome dell’impostore. Ne soffrono, almeno una volta nella vita, il 70% delle persone. Hanno confessato questa loro fragilità personaggi insospettabili, dalle carriere di conclamato successo, come Lady Gaga, Michelle Obama, Tom Hanks, Michelle Pfeiffer, Penelope Cruz, Fedez e Drusilla Foer.
Il club dei “perfetti sfigati”
“Non vorrei mai far parte di un club che accettasse come socio uno come me”: la battuta di Groucho Marx è la perfetta sintesi di come funziona il cervello di chi soffre della sindrome dell’impostore: se qualcuno ci riserva un complimento non gli crediamo, se ci viene affidato un incarico prestigioso immediatamente squalifichiamo sia l’incarico che chi ci ha scelto; oppure, come secondo pensiero, siamo certi che siano arrivati a noi perché altri lo hanno rifiutato. Ma non solo: ogni minima critica ci ferisce nel profondo perché riconferma, se possibile, la scarsa opinione che abbiamo di noi. In assoluto contrasto con quella, altissima, che abbiamo degli altri, tutti gli altri, noi esclusi. Basandosi sostanzialmente sulla bassa autostima, questa caratteristica colpisce in maggioranza le donne: e non è un caso che a dare il nome “impostore” a questoatteggiamento psicologico, definizione diventata poi di uso comune, siano state, nel 1978, due psicologhe americane, Pauline Clance e Suzanne Imes. Diagnosi ricavata da uno studio su 150 donne che condividevano alcune caratteristiche: carriere e intelligenze brillanti ma anche, malgrado ciò, la sensazione di essere decisamente inferiori al giudizio positivo che ricevevano da amici, colleghi e dal mondo del lavoro.
I sintomi della sindrome
Quali sono i principali sintomi di questa sindrome? Ci si crede meno capaci e intelligenti di quanto si è, quindi si evitano, se possibile, le valutazioni e i test; se qualcuno di elogia, siamo subito preoccupati di deluderlo in futuro, con prestazioni meno soddisfacenti; si tendono a ricordare i fallimenti molto più che i successi; ci si sottrae a progetti o impegni per paure di fallire; non si è mai soddisfatti di ciò che si è ottenuto, convinti che, sì, avremmo potuto fare di meglio. E questi sono solo alcuni dei “sintomi”psicologici (li potrei elencare quasi tutti perché ho fatto il test ufficiale sul sito della psicologa, e sì, sono un impostore quasi perfetto; ma ve ne proponiamo nel nostro psico test una versione semiseria ma attendibile). Malgrado venga definite con un termine medico, e si parli di sintomi, in realtà non è un vero e proprio problema psicologico, anche se spesso condiziona la vita.
Florencia fa cose… ma si crede una impostora
Alla sindrome dell’impostore Florencia Di Stefano ha dedicato un libro super interessante, “Pensavo di essere io… invece è la sindrome dell’impostore” (Vallardi, 16,90) che aggiorna anche il tema ai moderni mezzi di comunicazione. “La sindrome dell’impostore, spiega Florencia, vive nelle relazioni, a differenza della insicurezza che è un aspetto del proprio carattere. Di conseguenza i social network, che mostrano la versione migliore di noi stessi, aumentano esponenzialmente il confronto: per cui può capitare che vedendo le bacheche con foto di amiche bellissime in bikini con forma fisica e famiglia stupenda, capaci di cuocere torte meravigliose e di aggiudicarsi premi in ogni loro campo professionale, ogni volta proiettiamo la nostra paura di fallire, di non essere abbastanza, in maniera costante, continua e senza tregua. Viviamo tutti una bugia collettiva: mostriamo i successi senza mai mostrare il percorso, magari di fatica, impegno e delusioni, che ci ha portato a quei risultati”. Già, ma come superare questa sensazione? Come aiutare una amica che ne soffre? “Credo sia importante condividere il problema: perché tendiamo a pensare di essere gli unici al mondo a sentirci così. Già solo dire all’altra persona “anche io mi sento così” aiuta. Un consiglio per gestire questo senso di inadeguatezza è quello di ascoltare i sintomi fisici, tensioni o fitte: non tanto per guarirne, perché non è una malattia, ma per gestirla; io suggerisco tecniche di rilassamento, meditazione, anche autoironia, con cui provo a trasformare questa inadeguatezza, per spronarmi a impegnarmi di più senza essere paralizzata da questa paura. Se invece diventa un senso di inadeguatezza paralizzante allora serve aiuto per capire la causa profonde di questo malessere”.
E se volete sapere se lo siete mettetevi alla prova con il test…