Mi ha fatto molto riflettere, offrendomi un punto di vista diverso dal solito, questo film, Worth, che si può trovare su Sky on demand, andato in onda non a caso l’11 settembre. La storia, infatti, vera, è quella di un avvocato che si prende l’incarico, che nessun altro vuole, di liquidare il premio della assicurazione alle persone morte negli attacchi alle torri gemelle. Le persone che lavoravano lì ma anche i vigili del fuoco che sono entrati e che hanno perso la vita cercando di salvarne altre. La storia è affascinante: il governo ha bisogno che i danni siano liquidati con cifre ragionevoli, pena il crollo di una intera economia. Ma, dall’altra parte, ci sono le famiglie che hanno perso il loro sostegno economico, mariti che hanno perso le mogli, bambini che hanno perso i genitori. Ma quanto vale una vita umana? Valgono la stessa cifra quella di un addetto alle pulizie che guadagnano pochi dollari all’ora e quella di un super manager dagli stipendi milionari? Ovviamente no: ma è anche ovvio che ogni vita ha un suo valore, al di là di quello economico. Nella contrapposizione – vera – fra l’avvocato Feinberg (interpretato da un grandissimo Michael Keaton) e il vedovo Charles Wolf (un altrettanto grande Stanley Tucci) che ha perso la moglie nell’attentato, si gioca il grande interrogativo del sogno americano: per l’inizialmente cinico avvocato il valore di una vittima è una formula matematica basata su quello che guadagnava; per il vedovo e per le famiglie dei morti il valore è quello di un futuro, di un padre, di una madre, di una vita che è stata troncata. Super interessante e mai banale, il film esplora un aspetto a cui io – e immagino anche voi – non avevo mai considerato pensando a quell’episodio della nostra vita recente. Da vedere assolutamente, secondo me, perché non solo fa riflettere su grandi temi morali, ma vola via in un attimo perché estremamente ben costruito.
Quanto vale una vita umana?
a cura di ELENA MORA