Spero che voi seguiate “Royal what else” sul Facebook di Luisa Ciuni: è divertente, ironico, caustico è indispensabile in questi giorni. Noi non solo siamo amiche ma insieme abbiamo anche scritto diversi libri sulla regina, su Kate e William, su Grace e Diana (il nostro bestseller). E, leggendola e godendomela, mi sono trovata a riflettere su come, malgrado la regina non abbia mai più nominato Diana in pubblico dalla sua morte, dal famoso discorso in cui la definì “una persona eccezionale”, la corte inglese abbia bene imparato la lezione di Diana. Una foto come quella di William, il futuro erede al trono, secondo in linea di successione, che abbraccia i suoi tre figli come un papà qualsiasi in altalena (mentre la mamma scatta la foto) non sarebbe stata nemmeno pensabile anche solo una generazione fa. Ed era stata proprio Diana, che voleva che i suoi figli vivessero il più possibile come gli altri (nel bene e nel male, pia illusione!) a portare a corte la aria fresca di una mamma che si lasciava abbracciare, correva loro incontro quando erano stati separati (mentre il piccolo Carlo che rivedeva la mamma dopo mesi all’epoca aspettò che la sovrana al ritorno dal suo viaggio salutasse prima, in rigoroso ordine gerarchico, i funzionari che erano venuti ad accoglierla) e non esitava a scendere con loro in canoa sulle rapide di un parco giochi. Lezione che William ha imparato e applica, così come si è tanto affezionato alla famiglia di lei, adottando i Middleton come vera e propria famiglia, cosa che gli è sempre mancata, da far nascere persino pettegolezzi di pessimo gusto sul suo affetto per la suocera. Molto più distaccato e regale invece ogni atteggiamento di sua moglie Kate: da borghese, non può permettersi queste fughe dalla formalità che un principe di sangue reale affronta sereno. Sempre elegante, sempre perfetta, sempre formale, rigidamente legata a regole a cui si è adattata con apparente facilità. Perché gli atteggiamenti borghesi, a corte, sono permessi solo a chi è molto, molto nobile.