Si intitola “Non per me sola” (Laterza) il fittissimo saggio di Valeria Palumbo, collega e straordinaria storica delle donne. Con esempi, citazioni e mille e mille storie, analizza come la immagine della donna venga proposta nei romanzi storici e recenti; uno specchio deformante che, spesso, ha come autrice una donna.
Ma cominciamo dal titolo, che è già, di per sé, una storia davvero toccante.
“Io sono una lettrice bulimica, – spiega Valeria – e in casa mia leggevo di tutto; fra i libri che mi avevano messo in mano “Ritratto in piedi” di Gianna Manzini. Di quel romanzo mi aveva colpito in particolare una scena: quando lei va sulla tomba del padre, che la ha sempre sostenuta, e si ricorda che lui le aveva chiesto “porterai i semi per gli uccelli sulla mia tomba e vedrai che voli al tramonto, non per me solo ma per tutti”. Mio padre mi aveva chiesto lo farai anche tu per me? Poi poco prima che lui morisse sono andata in Uzbekistan, in un cimitero a Samarcanda perché ha una vista molto bella e al tramonto ho visto un sacco di voli di uccelli e mi hanno spiegato che è perché portano i semi. Ho chiamato mio padre e glielo ho detto: da quando è morto, due mesi dopo, io i semi li porto intorno alla sua tomba”.
La ricerca di “Non per me sola” analizza in particolare i romanzi dell’Ottocento…
“Sì perché era la parte della ricerca più nuova; la prosa di quei romanzi spesso per noi è un po’ arcaica, il tono un po’ retorico ma ci dimenichiamo che spesso i classici li leggiamo in traduzioni contemporanee. Quindi non ci suonano cos’ arcaici”.
Ne esce una visione da specchio deformante, sia che siano scritti da uomini che da donne
“Se per specchio deformante intendi la capacità di penetrazione della cultura maschile sulle donne questo è assolutamente attuale. La preside del liceo di Roma che dice ai professori cade l’occhio sulle minigonne ignora le professoresse perché non c’è nessun motivo che anche alle donne non cadano gli occhi su altre donne; oppure che non ci sia viceversa un occhio dei ragazzi sugli adulti: è il punto di vista del maschio adulto dominante. Noi donne siamo cresciute e condizionate da dentro e da fuori da uno sguardo che non è il nostro”.
Un grande tema femminile è la maternità: quante storie, nel tuo libro, da Maria Montessori che solo nel testamento riconosce come suo figlio quello nato fuori dal matrimonio e che per tutta la vita ha presentato e trattato come nipote; Alessandro Manzoni che non ha mai perdonato alla madre di essere nato da una relazione extraconiugale…
“Noi siamo stati allevati ancora in una retorica della maternità che non ha avuto nessun riscontro nelle politiche italiane, nemmeno sotto il fascismo; ed è terribile pensare che nel nemmeno lontanissimo 1863 morivano 347 bambini su 1000 nati vivi per le condizioni di vita drammatiche; ma tutto questo non interessava l’ importante era che ci fossero tanti soldati per le guerre”.
Dai voce alle donne: e in qualche modo mi ha ricordato la candidata alla vicepresidenza americana, Kamala Harris, che diventa un tormentone solo per aver detto “sto parlando” al suo interlocutore che la interrompeva; ed è frequente, anche nei talk show, vedere uomini che quando parla una donna si mettono a guardare il cellulare, parlano fra loro, si sovrappongono o interrompono.
“Perché nella storia ci è mancata la voce : il centro del libro ma di tutto il mio lavoro è questo. Le donne nella storia ci sono sempre state ma non hanno avuto voce. Ed è molto interessante la rilettura che Louise O’Neil fa della favola della sirenetta: la protagonista, figlia del re del mare, per essere accettata rinuncia alla cosa più importante che ha, la sua splendida voce. E ci si dimentica che la violenza sulle donne più grande è stata la impossibilità di parlare, a cui non è stato concesso nemmeno il diritto di replica”.