La storia dell’amore proibito fra un nobile e una contadina; il segreto di un bimbo nascosto e involontariamente rapito; il dipanarsi di destini paralleli fra l’Italia e gli Usa, nei decenni che vanno dal 1927 alla vigilia degli anni sessanta: Storia di Uliviero, di Milagros Branca (Baldini+Castoldi, 398 pagg., euro 18) cattura dentro un vortice di eventi.
Questa storia da dove nasce?
“Curiosamente da una storia vera: un amico ceceno di mia figlia aveva un nonno che, a tre anni, era salito su un furgoncino perché era attratto dagli animali che erano a bordo. Il furgoncino era ripartito senza che il conducente si accorgesse di lui e se lo era ritrovato tempo dopo, addormentato, senza sapere dove e quando fosse salito e da dove venisse. Questa storia mi ha sempre affascinata e mi sono detta perché non scrivere una storia un po’ così? Il libro parte come una favola: ma mi piaceva l’idea di un bambino che venisse trasportato in un altro mondo”.
Il romanzo parla di intrecci di destini che si sfiorano fra due continenti, ma attraversa anche il mondo del cinema, la Cinecittà delle grandi produzioni internazionali, quello della moda e dell’arte. C’è un grosso lavoro di ricerca…
“Tantissimo, facilitato da internet ma anche da molti libri; e persino filmati d’epoca di youtube per essere fedele alle atmosfere dei luoghi di cui parlo”.
Le sue protagoniste sono donne forti, determinate, di talento. Una scelta?
“Definire personaggi femminili molto forti è stata una scelta: ma anche perché ho incontrato nella mia ricerca e donne fortissime, eccentriche o bellissime, anche geniali. Fuori dall’ordinario”.
Parla anche di grandi storie d’amore sia etero che omosessuali, segrete e svelate…
“Ho scelto di parlare d’amore di tutti i generi perché ho avuto amici con dei tormenti di questo tipo, se dichiarare le loro relazioni o mantenere il segreto; ma sono convinta che l’amore è amore, sia eterosessuale che omosessuale; per questo non ho nemmeno forzatamente idealizzate le relazioni fra uomini”.
Crede nelle coincidenze, come quelle della sua storia?
“Siamo tutti legati a fili che il destino, qualcuno là sopra, guida verso una persona”.
Il nome del protagonista lo obbliga, ogni volta che si presenta, a una spiegazione…
“Sì, perché tutti lo chiamano Oliviero e gli chiedono conto di questo nome curioso. Un po’ come capita da sempre a me chiamandomi Milagros: ma i miei genitori in viaggio in Spagna, hanno visitato la chiesta di Santa Maria de los Milagros, Maria dei miracoli, e hanno deciso di darmi questo nome inconsueto!”
PS: Credevo fosse incongruo l’inizio del racconto, irreale la possibilità di nascondere un bebè dentro il cavo di un ulivo; poi ho roveto questa foto delle vacanze dello scorso anno…
ALCUNI DEI PERSONAGGI CITATI NEL LIBRO, TRA FICTION E REALTà
Alida Valli (1921/2006)L’attrice de Il caso Paradine e Piccolo mondo antico è, nel romanzo, una cara amica della protagonista Nennella.
Peter Ustinov (1921/2004). Nerone in Quo vadis, in cui Nennella è una comparsa come schiava, la affascina profondamente.
Peggy Guggenheim (188/1979 che nel romanzo incontriamo a Venezia, è la musa ispiratrice di Uliviero nella sua passione per la fotografia.
Marilyn Monroe (1926/1962) compare più volte nel romanzo, vera “guest star” dei giorni hollywoodiani di Nennella.
Giorgio De chirico (1888/1978). Il padre di Uliviero acquista una sua tela per far contento il figlio, e un po’ per omaggiare un pittore italino come le sue origini.
Irene Brin giornalista, scrittrice, mercante d’arte, all’epoca del romanzo impegnata con la galleria L’Obelisco a Roma, aiuta i giovani protagonisti del romanzo.