Faccio una premessa: io qui consiglio solo i libri che mi sono piaciuti tantissimo, al 120%, e, come dico da piemontese, sono disposta a ridare i soldi se a qualcuno non sono piaciuti. Non vedo la necessità di perdere tempo e spazio, e di farne perdere a voi, nel parlare di libri brutti o noiosi. Questo “Ali d’argento” non rientra in realtà né nella categoria bellissimi ma tantomeno in quella dei brutti libri. Sono qui a parlarvene perché mi ha molto colpito: la protagonista è bellissima, ricchissima e spregiudicata (ed ecco un meno: di qualche scena alla cinquanta sfumature di grigio io ne avrei fatto a meno). Ma è una assassina: ciò malgrado, viste le sue motivazioni, provoca la nostra empatia e simpatia. E’ anche, però, una femminista vera: che appoggia le donne, ragiona su come manchi loro, molto spesso, troppo spesso, la autostima, la capacità di mettersi in gioco, di ribattere, di lottare. E non sono solo parole, in questo caso: la autrice, la svedese Camilla Lackberg, è anche una imprenditrice di successo che ha fondato una associazione, Invest in her, che investe nelle società fondate e gestite dalle donne, lotta per la parità salariale e l’uguaglianza e il rispetto nel mondo del lavoro. Che dire? Io comunque questo giallo . che è il secondo di una serie pubblicata in 60 Paesi del mondo, me lo sono bevuto: quindi, con le dovute precauzioni, lo consiglio anche a voi…
ali d’argento
a cura di ELENA MORA