Tutto è successo, improvvisamente, tre mesi fa. Era già l’8 marzo quando, nella notte, abbiamo scoperto di essere stati segregati. Io e gio eravamo al lago per il week end, arrivati il sabato mattina, con un cambio di abiti, convinti di tornare a Milano la domenica sera come sempre, come d’abitudine. Già nel pomeriggio del sabato si erano diffuse le prime voci,sempre più insistenti di una qualche iniziativa di protezione dal virus; nella serata si erano fatte via via più precise. Chiusa la Lombardia, alcune provincie del Piemonte. Così avevamo chiamato i ragazzi, mia figlia e mio genero, che erano a cena con amici, dicendo loro di raggiungerci per restare. Lavorare in Smart working con due gemelli di 4 anni non è certo semplice: in più qui c,’era il giardino, il piccolo negozio vicino, i piccoli produttori di latte, formaggi, carne. Poi, in qualche modo, ci sentivamo più sicuri nell’Essere insieme, uniti, spaventati,ansiosi. Non sono state settimane facili, mesi facili. Giorni facili. Il bombardamento quotidiano di dati era assillante e decisamente preoccupante. Le notizie che venivano da Milano raccontavano d silenzi surreali, rotti solo dal canto degli uccellini e dalle sirene delle autoambulanze. Dagli ospedali filtravano voci di situazioni i più che drammatiche, da incubo. L’atmosfera, qui al lago, era surreale. Nessuno per le strade, ciascuno chiuso nella sua casa, con la sua famiglia, stretto nel panico di non comprendere quello che stava succedendo. Ci hanno cambiato questi tre mesi? Sicuramente si. In meglio come speravamo? Sicuramente no. Io temo molto le ripercussioni psicologiche e fisiche di un periodo di ansia così protratto a lungo. Temo le rovine che troveremo nella economia reale, grande e piccola,non appena potremo rendercene conto. Temo l’autunno, quando i nodi della povertà e del disagio arriveranno al pettine. Però la pandemia sembra davvero essersi allentata, mentre sfuma quella parvenza di unità nazionale che il pericolo comune aveva creato. Sono sollevata che stia finendo, impaurita per quello che verrà, provata da questi tre mesi in cui mi sembra d8 essere invecchiata dieci anni. Ma godo di ogni minima parvenza dì normalità, di qualche piccolo ritorno di vita, di incontri, senza abbracci, di impegni che sembrano tornare, anche se con date lontane e poco certe, a costruire uno scenario di vita, della vita di prima.
Tre mesi fa, improvvisamente…
a cura di ELENA MORA