Il viaggio in Africa è stato impegnativo si dal punto di vista fisico che emotivo (ca va sans dire, anche finanziario). E le emozioni non sono soltanto quelle di panorami e animali, ma anche le storie, alcune molto speciali, di persone incontrate. Una delle nostra tappe era in un resort esclusivo, bellissimo, all’interno di un parco. Solo sei bungalow affacciati al fiume, soluzioni tecnologiche straordinarie, oggetti di raffinato design. Il proprietario, un imprenditore tedesco innamorato dell’Africa. Gentile ma riservato. Molto riservato: la barriera della lingua, poi, non aiuta. Il mio inglese è peggiore del suo – per i tedeschi è più semplice impararlo – ma la voglia di chiacchierare, capire, conoscere, dopo qualche giorno è più forte dell’imbarazzo. Così scopro che ha aperto questo resort da un anno, dopo che, cinque anni fa, si era innamorato dello Zambia e, con la moglie, aveva cercato il posto giusto, cercando le soluzioni più adatte e scegliendo in tutto il Sudafrica gli oggetti con cui arredarlo. Aveva ingaggiato gli abitanti del villaggio come costruttori prima, come baristi e camerieri poi; aveva mandato una ragazza a una scuola di cucina per farla diventare (ed era diventata) una cuoca da ristorante stellato. L’inaugurazione aveva messo a dura prova la loro resistenza fisica ed, evidentemente, il sistema immunitario: pochi giorni dopo, infatti, sia lui che la moglie avevano contratto la malaria. Nel villaggio, però, non c’erano medici fissi, capaci di contrastare la malattia ai primi sintomi: così, lui era riuscito a salvarsi, con qualche danno ai reni, la moglie no. “Ora non so che fare”, ci dice con gli occhi lucidi. “Ogni cosa qui è stata scelta con lei, ogni oggetto è il ricordo di un nostro viaggio, di una nostra giornata. Vederli è un dolore: ma questo è – era – il nostro sogno. Non me la sento di abbandonarlo”. Io e la mia amica abbiamo le lacrime agli occhi: quello che ci sembrava, ed era di fatto, un paradiso, nascondeva una storia d’amore e di morte. Amore per un continente, per un luogo specifico, per una moglie, per un progetto. E anche la bellezza di quel posto, di quegli oggetti, ha mostrato improvvisamente una anima diversa. Tutta la luce dell’Africa un nuovo colore.
La mia africa: Paradiso e inferno
a cura di ELENA MORA