convivere con il virus: come?

Siamo di fronte da settimane a qualcosa di completamente nuovo, che almeno due generazioni non hanno mai conosciuto: la paura e l’ignoto, gli eventi che ci travolgono, senza nessun preavviso, senza che si possa fare, individualmente, nulla. In balia di eventi e regole nuove, fuori da ogni abitudine e orario. Come fare per non sentirsi persi? Come rimanere in contatto con i parenti lontani, gli amici? E quali sono le categorie più a rischio anche psicologicamente? Mai come in questo momento abbiamo bisogno di capire e spiegare. Per esempio, come si può parlare di questa minaccia e di questo capovolgimento di vita ai bambini? Come rassicurarli?
LA PSICOLOGA – VERA SLEPOJ
Bambini e ragazzi: che fare?
Nei confronti dei bambini – spiega Vera Slepoj – dipende molto dalle fasce di età. Ci sono situazioni, direi fino ai 4 anni, in cui è inutile somministrare una realtà perché non sarebbero in grado di percepirla. Dai 5 in poi, se il bambino chiede, vanno date spiegazioni semplici, meglio se vengono dal genitore con più affidabilità e che ha il miglior rapporto di comunicazione con il figlio.
Diverso il caso dei bambini delle elementari: loro sì, hanno un bisogno di conoscenza, ma anche che questa sia magica. Il genitore deve trovare una sua idea creativa, inventando una favola sul corona virus, non ridicolizzando e non banalizzando, ma si può dare una spiegazione citando la storia senza dare troppe informazioni ansiogene. Si può dire che stiamo proteggendo la terra con il nostro comportamento, fermando il virus.
Più difficile il caso dei ragazzi delle le medie, che già attraversano un passaggio molto difficile e ansiogeno di per sé: spesso ci sono i conflitti, le depressioni, il senso di isolamento. In questi caso per i genitori è importante condividire gli spazi, non abbandonarli nelle loro camere ma trovare ogni giorno occasioni, che siano il momento del pranzo, della cena o prima di andare a dormire, per ragionare su quello che è successo nella giornata; cercando anche di limitare l’accesso ai social che danno sovrabbondanza di notizie che aumentano ansia.

I più difficili: adolescenti e anziani
Gli adolescenti sono i più difficili da gestire ma anche i più facili con cui stabilire la nuova relazione. Questi ragazzi sono abituati a uscire, a una vita proiettata sulla esteriorità, con grande base di anticonformismo: adesso non solo non è consentito l’eccesso ma nemmeno la vita quotidiana. Bisogna aiutarli a metabolizzare tutto questo: in questo momento storico devono essere trattati da adulti. Però è importante anche stabilire delle regole: costruire abitudini diverse, stabilire orari per i social in modo che possano accedere a tutto questo ma con dei limiti; cercare di catturrarli nel farsi raccontare che cosa pensano, creare dibattiti coinvolgendoli anche, magari, facendosi spiegare da loro le nuove tecnologie, i nuovi strumenti di comunicazione. Importantissimo è anche dare loro dei compiti di gestione della casa, anche solo pulire o riordinare la loro camera. Importante non lasciarli soli nelle loro stanze con il computer e creare situazioni collettive.
Fortunatamente con gli strumenti nuovi, skype e facetime, possono vedersi con gli amici anche a gruppi di tre o quattro, inventare giochi e in questo modo mantenere alcune abitudini di contatto con gli amici. Importante è non lasciare il tempo vuoto, magari organizzando il lavoro del giorno dopo con una riunione la sera. Il coronavirus è un nuovo membro della famiglia, se ne dovrà parlare, ma anche cercare un modo in cui tutti possano aiutare.
Attempati & sconsiderati
La vita solitaria per alcuni anziani è una necessità, ma ora c’è anche il problema del fatto che la famiglia non li può più aiutare. Quella degli anziani è una categoria che crea più problemi in una situazione come questa: perché sono pericolosi in quanto indomiti, perché pensano, applicando la loro esperienza di vita, di avere già visto tutto. Anche la visione della esistenza, in qualche modo a termine, li rende meno disponibili a proteggersi: hanno imparato che esiste una sorta di fatalismo, ma vanno responsabilizzati. L’esempio da fare, con loro, è quello della spagnola, una epidemia del passato di cui hanno avuto direttamente o indirettamente, esperienza.
Gli immortali giramondo
Una altra fascia difficile è la persona matura, abituata ad avere una visione immortale della propria età, che aveva gli amici con cui girava il mondo, una vita piena, ricca. Questi soggetti vanno responsabilizzati perché appartengono a un ceto sociale, a un mondo in cui il benessere e una cultura tipica degli anni 80 davano per scontato un certo tipo di vita. A ogni età, comunque, la persona che si trova sola, che deve vivere il silenzio, deve organizzare la giornata. Guai a stare davanti al televisore a prescindere da cosa va in onda; devono darsi dei compiti, scandire gli orari. Se erano abituati a uscire, mettersi alla finestra in quella stessa ora; creare un piano di lettura o un piano di cose da fare dando a ogni giorno una funzione, una struttura.
Amici dove siete?
Gli adulti devono organizzare la loro giornata senza dimenticare le persone con cui hanno condiviso dei momenti. Ogni amico si muoverà in modo diverso, a seconda del carattere e del rapporto: ci sono quelli che chiamano e chiedono notizie e quelli che non si fanno sentire; ma la vita sociale ora deve passare attraverso il telefono e il grande mondo di facetime e skype. Per tutti: inutile stare a pensare a come era la vita prima a quello che stiamo perdendo. Dopo questa esperienza vedremo se avremo bisogno di determinati modelli di comportamento o se li cambieremo.
Marito e moglie
Credo, a differenza di chi parla di boom di divorzi post virus, che potrebbe anche succedere che in questa situazione le coppie si consolidino: perché questo non è un tradimento, un dolore, ma un obbligo di conoscenza nuova in situazione di allarme e pericolo. Queste situazioni generalmente non dividono ma creano solidarietà. La coppia che proviene da crisi e riusciva a reggersi a malapena, oggi deve sapere che non è il momento di mettere in piedi un conflitto.
La difficoltà più grossa è nelle famiglie con persone aggressive violente: i minori o i deboli in questa situazione non hanno vie d’uscita. Anche solo la convivenza per chi ha tendenza alla sottomissione psicologica può solo accentuare e fare esplodere un problema; ma la limitazione della liberta di uscita blocca gli stalker.