Lo ammetto. Sono colpevole. Guardo un episodio al giorno di ‘The good wife. A mia difesa, mi verrebbe da dire “vostro onore”, lo guardo in lingua originale: così, se per caso dovessi mai diventare un avvocato negli Usa, la mia pronuncia di Your honor e Objection sarebbe perfetta. Perché lo guardo (e perché ve lo consiglio?). Perché la protagonista è una donna. Anzi, sono due. Perché Julianna Margulies, la moglie perfetta in questa serie, era la infermiera di ER quando George Clooney aveva ancora la scuffia e non era affascinante come oggi. Lei, invece, è diventata ancora più affascinante nei panni della moglie di un importante uomo politico che si trova, improvvisamente, in mezzo a uno scandalo sessuale. La vicenda ricorda vagamente quella dei Clinton, perché anche in questo caso la moglie è un avvocato super intelligente che accetta di rimanere accanto al marito e appoggiarlo. Lui viene arrestato e il suo cognome – sapete che negli Usa hanno questa mania di prendere il nome del marito anche se poi ne cambiano diversi…- diventa una condanna anche per lei. Umiliata ma determinata, Alicia Florrick – questo il nome del personaggio – riprende in mano la sua vita e torna nelle aule dei tribunali. Ma, appoggiata dalla strepitosa collega Kalinda, una via di mezzo fra un consulente e un investigatore privato, risolve anche i casi a retrogusto giallo che le vengono sottoposti. Assicurando 40 minuti di intrattenimento, belle giacche, dialoghi intelligenti, storie non banali; e c’è anche un piccolo filone di romanzo. Detto ciò, mi appello alla clemenza della corte…
The good wife – la mia serie preferita
a cura di ELENA MORA