Così, tra una visita al museo dove si svolgerà la cerimonia, una corsa all’aeroporto per vedere se sono arrivate le nostre valigie e la cena pre matrimonio arriva finalmente il giorno delle nozze. Che inizia con la mia prima Limousine, con tanto di champagne di fianco al sedile. Gli sposi sono bellissimi, la mia amica raggiante. Entra accompagnando la figlia sulle note della Carmen di Bizet: come spiegherà poi la prima opera che hanno visto e ascoltato insieme. Un anno esatto è passato dal la morte del padre e marito, e questo giorno è per tutti l’inizio di un nuovo ciclo di vita, che lascia il lutto per abbracciare la gioia. vedendole avanzare non riesco a trattenere la commozione: ma i soli fazzoletti che ho sono quelli da nonna, con i disegni dei cartoni animati, così mi trovo, tra abiti di Dior e di Marchesa, a soffiarmi il naso in compagnia di Minnie. Il mio vestito, che mi sembrava così elegante a Milano, qui è quasi low-profile. Il rito, civile e zoroastriano, si svolge davanti a una tavola con tutti i simboli del futuro benessere degli sposi: monete per la ricchezza, un libro di poesie per la saggezza, le noci pr la longevità e le melegrane per l’abbondava. Le damigelle a turno grattugiano dello zucchero sulla testa degli sposi (fortunatamente protetta da un velo) perché la loro vita sia dolce. Poi, i discorsi delle due mamme e le danze. Il cibo non ha molta importanza qui, è quasi una faccenda da sbrigare in fretta prima di divertirsi davvero. Si balla con la band rock, si balla con il disk jockey persiano, si balla con il coltello in mano prima del taglio della torta. Infine, tutti con una campanella in mano per salutare gli sposi aguzzando loro, con quel suono argentino, tutta la felicità possibile. />
Il mio grande grosso elegante e pazzo matrimonio persiano a Dallas – terza e ultima puntata
a cura di ELENA MORA