Uno sparo. Due. Forse quattro. Le testimonianze sono contrastanti. Decenni di indagini non hanno chiarito nulla. Una sola cosa è certa. Quel giorno del novembre 1963 in cui è stato assassinato il presidente degli Stati Uniti ha cambiato per sempre la nostra storia. Quella di tutti, non solo degli americani. Perché chiunque sia stato Jack Kennedy, eroe di guerra o manipolatore, sostenitore dei diritti civili o figlio di un uomo potente legato alla mafia, chiunque abbia organizzato il suo assassinio, un singolo uomo o una cospirazione politica, le sue decisioni avrebbero cambiato il mondo in cui viviamo. Così è straordinariamente interessante salire al sesto piano del deposito di libri di Dallas da cui – forse – partirono i colpi mortali per vedere da una altra prospettiva l’incrocio in cui l’auto, improvvisamente accelero’ mentre Jackie cercava di raccogliere sul retro i pezzi del cranio e del cervello del marito. Una immagine che mi ha sempre colpito per la assoluta insensatezza del gesto e, nello stesso tempo, la assoluta comprensibilità. La mostra, bellissima, introduce negli anni della presidenza, illustra ogni dettaglio di quel giorno fino a illustrare tutte le possibili teorie sull’assassinio, compresa quella del complotto. Ed e ‘ estremamente interessante riscoprire quegli anni, in cui le persone si informavano grazie ai giornali, in cui si sperava in una nuova frontiera, in cui è nato anche, grazie al genio di marketing di jackie, il sogno di Camelot. Ma se volete sapere di più su jackie, potete sentire la sua storia nel racconto che ho postato su singolare femminile. Buona lettura!
Quel giorno a Dallas che cambio’ la storia
a cura di ELENA MORA