breve storia tragica a lieto fine

Un avviso alle naviganti sopra i 60 anni: ragazze, stiamo attente, attentissime a non cadere! Perché lo dico? Perchè ero in vacanza felice a Tangeri quando la sera decido di spalmarmi la crema sulle gambe (si sa, alla nostra età la pelle è sempre più secca). Appoggio il piede sul mobiletto del bagno, mi tengo in equilibrio precario su una gamba sola e a un certo punto decido di spalmare la crema profumata anche sul piede appoggiato. In questo modo mi sbilancio e frano a terra, senza controllo, cadendo sulla schiena. Un dolore atroce ma dopo un giorno torniamo a casa quindi decido di andare avanti e, a forza di Tachipirina 1000, riapprodo a Milano. La dottoressa mi vede subito, mi segna una radiografia e la mattina dopo alle 8 sono in cento diagnostico per eseguirla. Il tecnico mi fa spostare più volte (come è scrupoloso, penso); poi mi dice di aspettare il medico che la fa leggere subito (come è gentile, penso). Il medico mi guarda, mi mostra la radiografia di cui io non capisco un bel nulla e mi consiglia di andare immediatamente al pronto soccorso del Pini per rottura della L2. Ora, forse voi lo sapete che cosa è la L2, ma io non lo sapevo, allora. Siamo al CDI, gli dico, forse mi vede un ortopedico dei loro? Il radiologo, perplesso, accetta non senza aver fatto segnare sulla cartella clinica che io sono stata informata della frattura L2. Vedo un ortopedico che mi consiglia un bustino rigido per due mesi e visita dopo 45 giorni: fra la tragedia ipotizzata da radiologo e l’ortopedico che, paura, aveva visto la radiografia voi a chi avreste dato retta? Nel frattempo, per, una amica (e Dio benedica le amiche) mi consiglia con fare determinato di sentire anche un amico comune neurochirurgo, Gabriele Panzarasa, un luminare della neurologia. Chiamo subito e ottengo un appuntamento per la mattina dopo sperando in cuor mio che tra il radiologo terrorista e l’ortopedico possibilista il mio amico si fermasse in una qualche posizione intermedia di maggior prudenza ma senza esagerare. Invece, doccia gelata; vista la radiografia chiede una risonanza magnetica; vista la risonanza magnetica chiede una Tac. La sentenza è piuttosto dura: da due a sei mesi di immobilità, a partire da subito, controllo ogni 45 giorni senza nessuna garanzia, data la frattura, di una guarigione perfetta; unica alternativa un intervento da fare il più presto possibile. La felicità, come diceva un mio amico saggio, è non avere alternative: all’alba dei 70 anni come mi rialzo dopo 2/6 mesi a letto? Quindi mi metto paziente distesa, immobile, in attesa della chiamata che arriva, fortunatamente, dopo pochi (lunghissimi) giorni. L’intervento va bene (due piccoli cric e un po’ di quello che chiamano cemento per rialzare e consolidare la vertebra) e il giorno stesso dell’intervento sono in piedi. Due settimane di busto, tre di eparina contro i trombi post intervento ma sono in piedi e felice. Che dire amiche mie? Cercate di non cadere…